Pomodoro

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Coltivazione del pomodoro

Coltivazione del pomodoro: preparazione del terreno, trapianto e cura
 
 Una volta che hanno raggiunto le giuste dimensioni, come piantare i pomodori a dimora? Richiedono terreno lavorato in profondità cui sia stato aggiunto abbondante ammendante organico. Si consiglia di vangare e inglobare già in autunno, magari optando per stallatico anche fresco. Il freddo invernale romperà le zolle e favorirà la degradazione delle componenti azotate. Ne aggiungeremo poi altro, stagionato e magari pellettato, al momento del trapianto insieme ad un prodotto  di sintesi con un alto tenore di potassio. Alternative biologiche sono la farina di ossa e la cenere (da usare però con moderazione per l’alto contenuto di calcio).
È in primavera quindi che comincia la lavorazione definitiva per ottenere i solchi e pianificando la struttura dell’impianto. Ci si chiede a questo punto a che distanza si piantano le piantine. Molto dipende dalle varietà. Quelle più vigorose (come il cuore di bue) e quelle a crescita determinata (che non necessitano di tutori, ma si sviluppano a terra), vanno distanziate di 60 cm sulla fila e di 100 tra le file. Pomodori più piccoli (come datterini o ciliegini) sviluppati come rampicanti si accontentano di 40 cm sulla fila e 70 tra le file, ma vanno mantenuti molto puliti con monitoraggio e legature costanti.
Per ottenere buoni risultati bisogna sapere quindi come legare i pomodori. Le tecniche sono molte. Nei piccoli orti di solito si creano delle strutture con canne naturali o artificiali, badando che siano solide: le migliori si ottengono unendo due canne a formare un triangolo, sormontate e bloccate da una canna in orizzontale che unisce gli apici. Si possono però comprare anche apposite reti da tendere tra pali piantati ben in profondità oppure moderni tutori in metallo a forma di spirale. Mano a mano che la pianta cresce si lega con rafia, tubetto in plastica o fascette. Facciamolo regolarmente per evitare che il fusto principale si rompa per il vento o cresca storto.
Con l’avanzare della stagione la cura del pomodoro deve essere costante. Eliminiamo sempre i getti ascellari per mantenere le piante ordinate ed evitare spreco di energie. Una volta raggiunta la sommità della struttura procediamo con la cimatura: stimoleremo così la maturazione dei frutti. Togliamo poi le foglie più basse (spesso malate), irrighiamo con regolarità e distribuiamo mensilmente concime. Può essere utile rimuovere le foglie sopra ai pomodori perché maturino più velocemente. Non bisogna però esagerare: compromettendo la traspirazione potremmo causare la comparsa di spaccature nei frutti.
Per coltivare pomodori bio ricorriamo il meno possibile a fitofarmaci, scegliendo comunque tra quelli non di sintesi o tradizionali: piretrine, bacillus thuringiensis, rameici e zolfo. Importante è anche eseguire regolari rotazioni nelle colture e effettuare consociazioni. I pomodori traggono grande vantaggio dalla vicinanza dei tagete che contrastano il proliferare di nematodi.
Per ottenere migliori risultati senza ricorrere a fitofarmaci possiamo anche acquistare pomodori innestati. Sono più cari, ma offrono grandi vantaggi: si adattano meglio a vari tipi di terreno, anche povero e sfruttato, resistendo a crittogame, nematodi, virosi e parassitosi. Per di più in meno spazio garantiscono raccolti più abbondanti, frutti più grandi, sani e saporiti: sono perfetti quindi per chi ha poco spazio e non può effettuare regolarmente le tradizionali rotazioni.