Il melo renetta è una delle coltivazioni francesi più antica, presente in Europa nel 1600 e giunta in Val di Non nel XIX secolo: la forma del frutto è globosa e irregolare, al tatto risulta piuttosto ruvida, con buccia rugginosa. Si tratta di un vero concentrato di polifenoli, antiossidanti utili per la salute.
Il melo renetta trova il proprio habitat naturale in montagna e in collina, soprattutto in un terreno poco calcareo, nutrito e ben drenato.
Non teme l'inverno, resiste molto bene al freddo ed è capace di sopportare anche le temperature rigide delle ultime gelate prima della bella stagione. Il meleto ama l'esposizione in pieno sole, ma lontano da raffiche di vento.
Si consiglia la concimazione con letame maturo (1-2 kg per ogni buca) arricchito da solfato di ammonio, fosforo e potassio a cadenza annuale. Il trapianto si effettua verso febbraio.
Per quanto riguarda la piantumazione del melo renetta, la cosa migliore da fare è partire dagli alberelli già formati che si possono acquistare in un vivaio, ma anche in uno shop online specializzato in orto e frutteto.
Le piantine devono essere interrate a una distanza minima di 1,5-2 m sulle file e di almeno 2-3 m sulle file parallele del raccolto.
Per migliorare la crescita dell'albero del melo renetta, è utile utilizzare sostegni di legno e tralicci che consentono lo sviluppo della pianta in modo naturale e progressivo.
La coltivazione del melo renetta non è difficile, dato che si tratta di una varietà particolarmente rustica: tra le operazioni migliori da fare, è bene dissodare e concimare con cura il terreno, seguendo il ciclo della pianta durante i 2 anni di sviluppo.
Come prima cosa bisogna scegliere un luogo soleggiato ma protetto da raffiche di vento, meglio se in una zona collinare o montana: la Val di Non, ad esempio, è uno dei territori in cui la cultivar è più diffusa.
Il concime deve essere di letame maturo o stallatico, miscelato ad arte con solfato di ammonio, potassio e fosforo. Per ottenere un fertilizzante ancora più efficace, in genere si arricchisce con sostanze organiche come humus di vermicelli, polvere di ortica e decotti di equiseto e silicio.
Il melo renetta non necessita di irrigazioni frequenti, quindi ci si può affidare alle precipitazioni naturali; è necessario, invece, sostenere la pianta con degli appositi tutori che verranno rimossi quando sarà in grado di crescere diritta, in completa autonomia.
Le malattie tipiche del melo renetta si sintetizzano in patologie fungine, parassitarie e infestanti.
L'oidio è un nemico molto pericoloso anche per la mela, poiché attacca fusto e foglie, bloccando la traspirazione e facendo marcire i frutti.
Altre insidie sono il famigerato ragnetto rosso, la cocciniglia e gli afidi del melo, meglio conosciuti come pidocchi infestanti.
Per prevenire le malattie è bene concimare con fertilizzanti di primissima qualità, meglio se organici e biologici: solo nei casi più gravi è previsto l'uso di antiparassitari chimici.
Il melo renetta produce frutti rustici, dalla forma irregolare e spesso asimmetrica: la mela di questa tipologia è rustica, un vero concentrato di polifenoli e sostanze antiossidanti.
Gustosa da consumare cruda, regala il massimo del profumo cotta in forno: trova un largo impiego in cucina nella preparazione di torte di mele, crostate, biscotti e prodotti lievitati in generale.
Dopo il raccolto in estate, la mela renetta si può conservare in dispensa, in un luogo fresco e asciutto, oppure in frigorifero per alcuni mesi.