Il melo cotogno è un antenato del melo attuale, una cultivar molto antica e rustica, caratterizzata da un frutto dalla polpa molto soda. La forma è rotonda, frastagliata e asimmetrica.
Il melo cotogno gradisce quasi tutti i tipi di terreni, resiste al freddo e alle gelate prima della bella stagione, è versatile anche ai suoli più calcarei e sabbiosi.
Non teme la siccità, neppure i raggi UV che non scalfiscono la polpa soda, rugosa e indurita nel tempo, generazione dopo generazione.
Si tratta di un concentrato di antiossidanti e di polifenoli, con un notevole apporto di sostanze diuretiche.
La cosa più utile da fare è concimare il terreno con sostanze naturali.
Si trapianta verso febbraio, prima della ripresa vegetativa.
Si consiglia di acquistare gli alberelli già formati nei negozi specializzati e di metterli a dimora in campo aperto mantenendo la distanza di 2 m tra gli arbusti e di almeno 6-7 m tra le file del frutteto.
Il melo cotogno si può coltivare anche sul balcone di casa, ricordandosi di accostarlo a una parete che fungerà da sostegno e da riparo dal vento. Ogni alberello deve avere il proprio contenitore: la cosa migliore da fare è di aggiungere sul fondo del vaso della poltiglia bordolese di rame o delle ortiche macerate, assieme al letame o allo stallatico.
Per quanto riguarda la coltivazione, il melo cotogno non richiede particolari cure ma è necessario concimare con letame maturo (o stallatico di cavallo) e proteggere la pianta dalle raffiche di vento: la cosa migliore da fare è appoggiare gli arbusti contro una parete o installare delle reti protettive, con annessi dei tutori che sostengano la pianta e i rami del peso dei frutti.
La pianta va annaffiata un paio di volte alla settimana, in base alle piogge e all'umidità.
Il melo cotogno ama l'esposizione in pieno sole e non teme la siccità; si tratta di una varietà molto forte e resistente, vigorosa e rustica.
Più una pianta è tenace e più contiene al suo interno un vero concentrato di sostanze benefiche, tra cui polifenoli, antiossidanti e vitamine.
Si sconsiglia fortemente di mettere la pianta in una zona ombrosa, ma di lasciarla in pieno sole e a diretto contatto con i raggi luminosi del sole che la scaldano e la rendono ancor più produttiva.
Per quanto riguarda le malattie del melo cotogno, la pianta è rustica e resistente, forgiata da secoli di minacce e intemperie: non teme le malattie parassitarie né quelle fungine più comuni, poiché ha formato una sorta di anticorpi che proteggono il fusto e le foglie.
Tuttavia, si possono installare nelle vicinanze delle trappole universali per insetti della frutta che disinnescano qualunque incursione di microrganismi patogeni.
Si consiglia, inoltre, di porre particolare attenzione alla concimazione durante tutto il progresso dell'albero, selezionando solo compost biologici.
La mela cotogna non è commestibile da cruda, quindi è necessario cuocerla: in genere si prepara al forno e si ottiene un dolcissimo frutto cotto, un vero antidoto contro la stipsi e utile all'interno di diete ricostituenti. Dalla sua polpa si realizza una confettura talmente dura che occorre il coltello per tagliarla.
Di solito è impiegata in cucina per la preparazione della mostarda dolce e piccante, a scopo decorativo, o in combinazione di uvetta e canditi.
Dopo il raccolto a fine estate si conserva in dispensa anche per alcuni mesi.