Il coriandolo (o Coriandrum sativum) è una pianta aromatica annuale, originaria dell'Asia Minore e dell'Europa meridionale, nota sin dal Neolitico. Raggiunge un'altezza compresa tra i 40 cm e i 60 cm, ha foglie amare simili a quelli del prezzemolo e bacche tonde, dal retrogusto di limone.
La pianta vive bene nelle zone a clima temperato, esposta alla luce diretta o in penombra. Il terreno ideale è a medio impasto, drenante e ben lavorato, predisposto per una semina a file per coltivazioni in campo aperto.
In aiuole condivise, semenzai o vasi è preferibile spargere i semi a spaglio, insieme a sabbia o terriccio per evitare ristagni d'acqua; in questo caso, la loro distribuzione deve avvenire in maniera uniforme.
Quanto alla concimazione, ne basta una con compost o letame, al momento della piantumazione.
La piantumazione per seme è la scelta da prediligere, dal momento che il coriandolo è una specie annuale. Occorre eseguirla tra i mesi di marzo e maggio, quando le temperature minime risultano stabilizzate almeno a 12-15°C. I semi vanno collocati a 20 cm di distanza l'uno dall'altro e a 2 cm di profondità.
La piantumazione per pianta, invece, è una strada percorribile, ma consigliata soltanto quando non sia possibile procedere alla semina. In questo caso bisogna trapiantare le piantine a primavera inoltrata (da aprile in poi), quando il loro fogliame sarà sufficientemente rigoglioso.
Il coriandolo ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti e non necessita di cure particolari, ma ciò non vuol dire che non sia indispensabile agire con qualche intervento.
Oltre ad assicurare un adeguato drenaggio del suolo, bisogna provvedere a sarchiature regolari e alla rimozione delle erbe infestanti, in particolar modo nel periodo successivo alla piantumazione.
La frequenza delle innaffiature varierà a seconda della stagione: se d'estate una volta al giorno può non bastare, d'inverno sarà sufficiente un'irrigazione ogni 3 settimane.
Come nel caso di altre piante aromatiche, l'indicatore da prendere in considerazione per calibrare l'apporto idrico è l'umidità del terreno: se al tatto risulta asciutto, bisogna nebulizzare dell'acqua.
Quanto alla raccolta, quella delle foglie può avvenire in qualsiasi momento dell'anno, mentre quella delle bacche parte quando, giunte a piena maturazione, avranno assunto una tonalità gialla. Il momento ideale per dedicarvisi è il mattino, al sorgere del sole.
Pur essendo refrattaria agli attacchi dei parassiti, la pianta può subire infestazioni fungine: oidio, Phytium Irregulare e Fusarium Oxysporium sono i microorganismi di più frequente riscontro.
Il primo si manifesta con chiazze biancastre e viene sconfitto con preparati triazolici, zolfo colloidale o con aggiunte di rame; il Phytyum, Irregulare, invece, viene arginato con fungicidi ed evitando ristagni.
Il Fusarium Oxysporium, infine, può provocare ingiallimento del fogliame fino alla morte della pianta. L'unica arma per combatterla è la prevenzione, con un adeguato drenaggio del suolo.
La pianta fa parte delle specie aromatiche e viene utilizzata in ambito erboristico e culinario fin dai tempi antichi. Uno dei suoi tratti caratteristici è l'odore, che ricorda vagamente quello delle cimici e le è valso il nome di erba cimicina.
Nella tradizione orientale sono impiegate sia le foglie (dal gusto pungente) che le bacche (dall'aroma agrumato), ingrediente cardine nella preparazione del curry indiano.
In Europa è frequentemente usato negli insaccati o come insaporitore per arrosti, insalate e ortaggi. Tra i metodi di conservazione vanno ricordati la salatura, il congelamento e l'essiccazione.