Caratterizzato da un inconfondibile color verde brillante e un'intrigante alternanza di infiorescenze piramidali di varie dimensioni, il cavolfiore romanesco appartiene alla famiglia delle Brassicacee. Quando coltivata in maniera ottimale, questa pianta può crescere con vigore.
Particolarmente sensibile agli sbalzi climatici, il cavolfiore romanesco predilige un clima mite, anche se può tollerare dei cali di temperatura. Per quel che concerne il terreno, questa verdura è abbastanza tollerante. L'ideale è un terreno a medio impasto, ben drenato, con un PH neutro oppure leggermente alcalino. È fondamentale programmare una rigorosa concimazione di fondo prima della coltivazione. In tal senso sono perfetti l'humus di lombrico o il compost maturo. Dato che l'apparato radicale della pianta è piuttosto superficiale, è preferibile non interrare eccessivamente il concime.
Il cavolfiore romanesco viene seminato nei mesi compresi tra giugno e agosto per essere poi trapiantato verso settembre-ottobre. In questi intervalli, si potrà valutare il momento migliore anche in base alle condizioni climatiche della propria zona. Qualora si sia fatto un passaggio in semenzaio, la piantina impiegherà poco più di un mese per essere pronta al trapianto. Poiché questo ortaggio si sviluppa in modo rigoglioso, è fondamentale predisporre lungo le file distanze minime di 40 cm. Tra le file è necessario prevedere uno spazio di almeno un metro.
Una volta messi a dimora in campo aperto, i cavolfiori romaneschi maturano in base alla specifica varietà.
Appena trapiantato, quest'ortaggio necessita di irrigazioni piuttosto costanti. Tuttavia, man mano che la pianta cresce il suo apparato radicale, che si sviluppa in superficie, può trarre vantaggio da innaffiature moderate e frequenti, preferibilmente con un sistema a goccia. Come accade del resto per altre crucifere, anche il romanesco può godere di notevoli benefici se si procede alla pratica della rincalzatura, che permette di irrobustire il fusto ed eliminare le erbacce al tempo stesso. La rincalzatura dovrebbe essere effettuata dopo una ventina di giorni dal trapianto. È importante non attendere troppo per la raccolta, ma piuttosto anticipare di qualche giorno per assicurarsi che il corimbo sia di un bel verde brillante e compatto.
Il cavolfiore romanesco può essere soggetto ad alcune fisiopatie, che sono spesso il risultato diretto di errori di coltivazione o di condizioni atmosferiche che mutano repentinamente. Tra quelle che si presentano con maggiore frequenza troviamo la frondescenza, la peluria e l'atrofia del corimbo, che produce una pianta senza testa. Inoltre questa verdura può essere interessata anche dalla tipica ernia del cavolo e dalla botrite, una muffa dannosa. Anche i parassiti sono nemici di questa coltura: tra i più pericolosi rientrano senza dubbio la cavolaia, l'altica e le lumache.
Gli utilizzi in cucina di quest'ortaggio sono moltissimi: può essere lessato e consumato all'agro, ossia servito freddo con una citronette di olio e limone. Un altro ottimo modo per valorizzarlo è certamente la pasta e broccoli, pietanza che può essere preparata in padella oppure cotta al forno. In alternativa, è possibile ripassarlo, una volta fatto bollire, semplicemente con olio, aglio e peperoncino per un piatto veloce. Dato che deperisce con facilità, è consigliabile conservare accuratamente in frigorifero questa verdura e consumarla idealmente entro 3-4 giorni.